UN BAMBINO PENTITO
Secondo la legge italiana, il primo requisito al fine di determinare
la capacità di agire di una persona è l'età. Attualmente
la maggiore età si acquista al compimento del 18° anno (Legge 8 marzo
1975, nr. 39).
I genitori sono responsabili dei danni cagionati dal fatto illecito del figlio
minore. Ai minori di anni 14, come è noto, non si possono infliggere
pene in quanto, per presunzione di legge, sono incapaci di intendere e di volere.
Come abbiamo visto, la persona fisica minorenne è tutelata dalla legge,
in quanto giuridicamente incapace di assumersi responsabilità e di avere
consapevolezza dei propri atti. Questa tutela giuridica può essere applicabile
anche nella logica della legge spirituale?
Se applichiamo la suddetta norma giuridica in campo spirituale, il minore, che
non è responsabile delle proprie azioni, ovvero, che non è perseguibile,
non lo sarà neanche per la legge spirituale. Che significato assume,
pertanto, l'atto battesimale del minore (neonato) non avendo avuto modo di manifestare
la propria volontà, né di pentirsi? E di cosa dovrebbe pentirsi,
specialmente, un neonato?
Così come la legislazione italiana difende e tutela i minori, allo stesso
modo, anzi ancor di più, lo fa il Signore Gesù Cristo, in quanto,
in caso di morte del minore che non abbia ancora ricevuto il battesimo, Egli
applicherebbe lo stesso principio della legge italiana, esimendolo da ogni responsabilità
spirituale, giudicandolo non punibile.
Infatti, Gesù Cristo dando l'ordine ai Suoi apostoli di andare e battezzare
disse: "Chi avrà creduto e sarà battezzato sarà salvato,
ma chi non avrà creduto sarà condannato" (Marco 16:16).
A te che leggi vorrei farti notare una cosa. Gesù disse: "Chi avrà
creduto e sarà (successivamente) battezzato sarà salvato".
Ora, un bambino di pochi mesi è in grado di credere? Di valutare l'azione
alla quale si sottopone? E poi, eventualmente, di quale peccato dovrebbe pentirsi?
Di quello originale? Anche se fosse così, dovrebbe farlo quando diverrà
consapevole delle proprie azioni, e quando deciderà lui di farlo e di
credere in Dio per sua libera scelta senza essere indotto dai genitori o tutori.
Amico o amica, Dio viene ad abitare nella vita del credente per la fede di quest'ultimo.
Solo per fede possiamo credere in Lui in quanto Dio non si può né
vedere né toccare.
Dio ha dato all'uomo la ragione affinchè la usi e la sviluppi da sé
stesso. Non è per niente piacevole credere o ubbidire per costrizione.
Al Signore fa immensamente piacere quando noi usiamo la nostra "ragione"
e cerchiamo il nesso prima di fare o credere certe cose. Questo, purtroppo,
non potrà mai farlo un bambino con pochi mesi di vita o di pochi anni,
puoi farlo tu che sei in grado di valutare le tue decisioni e mai un altro al
posto tuo.
Credere in Dio è una questione personale; non lo sarà mai per
violenza o costrizione, non avrebbe alcun significato e perderebbe il vero valore
della fede in Dio.
Molte altre cose potrebbero essere dette su questo argomento, ma forse non basterebbero
più queste righe. Chissà quali altri dubbi esistenziali o spirituali
potrebbero essere dissipati se ci verrai a trovare o se ci scriverai! Saremo
ben lieti di poter condividere con te la verità di Dio.
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